Memorie dal sottosuolo dei webmaster

Se ricordi lo spot "La pirateria è un reato", che iniziava così, ora soffrirai di mal di schiena. Era il 2006, Phica.net c'era già.

Lo scandalo ritardato dei gruppi sessisti è la resa dei conti coi vizi del web 1.0. Che forse ora è finito anche in Italia. Riflessioni di prodotto.

L'Italia sta facendo i conti con gruppi online in cui ogni giorno, per decenni, migliaia di maschi hanno commentato in modo indicibile immagini femminili – una furia erotica che non ha risparmiato nemmeno le foto della presidente del Consiglio Meloni e della sua principale avversaria.

Questi gruppi dai nomi ridicoli, perché flaianamente la situazione è sempre grave ma mai seria, mi interrogano su più livelli. Vorrei qui fermarmi su quello che di solito è il più superficiale: quello professionale.

Mi occupo di prodotti digitali e della loro strategia: a cosa servono, come si presentano, come si costruiscono, quanto costano, come è meglio che crescano.

E sono un uomo, quindi conosco quella dinamica virile per cui, a porte chiuse, c'è sempre chi si esibisce nel commento greve, con esiti quasi sempre desolanti. "It is things that people say", diceva Trump del suo "Grab ’em by the pussy": non è molestia ma innocuo "locker room talk", una sparata da spogliatoio.

Le persone rispettabili si concedono l'atto osceno se c'è la garanzia del luogo privato: la chat del calcetto, la cena tra colleghi.

In questi forum, invece, il contesto si ribalta. I commenti che vediamo ripresi in questi giorni sono il risultato di una sorta di gara al ribasso tra utenti, tutte fatte in pubblico. Credendo di essere anonimi (spoiler: non lo erano, si può risalire alle loro mail in chiaro), centinaia di migliaia di maschi adulti hanno dato libero sfogo ai più bassi istinti, alla luce del sole, a volte per 20 anni.

Il gruppo Facebook Mia Moglie prosperava indisturbato dal 2018. Phica.net esiste dal 2005, anno del secondo ma anche del terzo governo Berlusconi (coincidenze?). Fino a pochi giorni fa gli utenti attivi erano 791.000 (hai letto bene: l'equivalente di 3 maschi italiani maggiorenni ogni 100). Gli iscritti potevano aprire discussioni, scambiarsi messaggi privati e fruire senza limiti dei contenuti. Sapevano la parola per partecipare. Ma, a differenza di Eyes Wide Shut, qui anche chi non partecipava poteva vedere. Chiunque poteva leggere. Guardare. Generare traffico per i gestori del forum. Uno scempio mascherato, ma in vetrina.

Perché abbiamo deciso di far chiudere questi gruppi solo adesso, visto che le denunce non erano mancate e le oscenità non erano di certo nascoste? Le ragioni sono diverse, tra cui una che riguarda il mio lavoro: è cambiato il modo in cui pensiamo al web.

Nessuno si accorge che l'erba cresce. E così, per decenni, buona parte di Internet è rimasta quella della narrazione allarmista dei primi anni 90: il mondo del sommerso, uno strano sottosopra in cui potevi sfogare le pulsioni più inconfessabili senza pagarne le conseguenze. In termini psicanalitici, il regno dell'Es – la componente primitiva e istintuale della psiche, che vive tutto in termini di appetito, anche e soprattutto sessuale.

Internet era quel livello del sottosuolo in cui persone rispettabili potevano scaricare film e canzoni, aggirare qualche norma, scambiarsi scatti rubati della vicina restando, nel mondo emerso, delle persone del tutto rispettabili. Una terra di tutti e di nessuno, un'unica nazione sommersa globale, con i suoi pericoli e i suoi banditi, da cui però si usciva praticamente sempre indenni. Chi più chi meno ne abbiamo goduto tutti.

È stato così a lungo. In Italia, per ormai tre decenni – nei termini di Phica.net, da prima del fenomeno dei calendari sexy venduti in edicola.

L'abbiamo lasciato continuare anche durante tutta l'epoca del mobile web – che ha dimenticato i forum, salvo poi portare al successo il forum alla fine del web: Reddit, ora un titolo eccellente alla Borsa di New York.

I blog sono morti, Facebook è in vita grazie ai nonni, Instagram agli zii, eppure i forum zozzoni hanno resistito al tempo, ai porno in streaming e alla polizia postale. Intendiamoci, i loro gestori invece si sono aggiornati: sotto alla carrozzeria dei primi forum vBulletin, adesso c'erano utenze a pagamento, SEO, sistemi di Ads.

Ora, sorpresa, l'erba è cresciuta. Abbiamo iniziato ad indagare i gestori. Cerchiamo colpevoli. Gli contestiamo diffamazione aggravata, violenza privata, istigazione a delinquere e, per quei commenti spinti alle foto di donne in politica, vilipendio di cariche dello Stato.

l web senza regole è perciò un mondo finito? Se vogliamo trascinare la lettura freudiana: è arrivata la stagione del web del Super-io (la coscienza morale, l'ideale del sé e le norme etiche interiorizzate dall'ambiente esterno)?

Crederci è importante e solo le anime infelici godono a sabotare le battaglie giuste. Ma dobbiamo riconoscerlo: non siamo mai riusciti a fare ordine nemmeno nella realtà offline (etichetta ingenua, ma abbiate pazienza).

Anche in questo, il digitale finirà per ricalcare il mondo com'è In Real Life: sotto al sole governa la legge, se guidi ubriaco ti sospendono la patente, se mi insulti ne paghi le conseguenze senza che io debba sporcarmi le mani, perché abbiamo scritto un elenco molto dettagliato di sanzioni e pene per rimediare alle offese.

E poi resistono degli angoli in cui il mondo non è come dovrebbe essere e in cui devi sapere che, se entri, lo fai a tuo rischio e pericolo. Non è giusto, non è onorevole, ma le zone d'ombra ci sono e può darsi anche che, se resistono così a lungo, è perché ne abbiamo bisogno. Questi abissi sono a volte nel dark web, a volte in zone industriali in cui non vi conviene andare a mettere il naso a tarda notte, a volte in illustri consigli d'amministrazione. Le zone d'ombra sfuggono e per fortuna non tocca a noi individuarle.

Ma resteranno, per l'appunto, angoli. Non piattaforme che sfiorano il milione di utenti. Queste indagini saranno la pietra tombale sul sommerso del web 1.0 che era sopravvissuto fino ad oggi. In un finale inglorioso, è stato ucciso da uno che si fa chiamare @bossmiao e risponde alla mail phicamaster@phica.net.

Almeno a livello di discorso comune, la percezione del web è cambiata anche in Italia. Gli adulti più attirati da questi spazi torbidi hanno capito che è meglio girare alla larga. I giovanissimi cresciuti col mobile web hanno un'altra testa: è improbabile che abbiano mai scaricato un mp3. Non usano i forum. Qualcuno nella Gen Z usa Reddit, ma non come canale principale (preferiscono i video). Parliamo comunque di un numero che, nelle analisi più ottimiste, arriva al 4%. I più evoluti si arrangiano a piratare qualche serie in streaming per risparmiare, ma anche qui parliamo di una nicchia. La Gen Alpha non sa nemmeno cosa sia un forum o un mp3.

A quell'età la reputazione sociale è vita: non puoi rischiare che tuoi contenuti imbarazzanti finiscano sul web. Se c'è qualcosa di losco da fare, piuttosto lo fanno offline. I più intraprendenti si arrangiano con i dumbphone (oddio, c'è un futuro per i cellulari Brondi?). Crescendo, diranno: "Ma come facevano in quegli anni?!? Si fumava nei locali, scaricavi i film senza pagare, c'era gente che postava foto della moglie nuda e gli altri commentavano eccitati".

Ma se il vecchio web è finito e non vogliamo che le sue vergogne ritornino, che cosa offriamo a questi 800 mila arrapati anonimi le cui mail ora sono agli atti dell'inchiesta?

Il sottosuolo in cui stavano continuerà in minima parte a resistere e a ritagliarsi un suo ruolo, per quanto più piccolo di prima, perché la tecnologia offre sempre nuove opportunità anche a chi ha cattive intenzioni.

Non è scontato che la stagione che si apre sia per forza migliore. Purtroppo o per fortuna, quello che costruiamo è uno specchio di ciò a cui guardiamo. L'utopica second life che ci auguravamo di avere online non è sfuggita ai pregi e difetti della first life, perché una sola è la vita che viviamo e tutto alla fine le assomiglierà. Infatti i nostri schermi sono un miscuglio dissociato di Gaza Flotilla, aperitivi, ragazze in bikini e cani cicciotti che rotolano dalle scale.

Siamo quello che siamo e così sarà lo spazio digitale che noi riempiamo di contenuto: rifletterà il modo in cui ogni giorno abitiamo, cambiandolo, il mondo delle nostre relazioni.

Pubblicato in origine come articolo su Linkedin.

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